Approvato il primo Piano faunistico-venatorio della storia della Regione Toscana: «Tuteliamo la biodiversità»

Articolo – È il primo Piano faunistico-venatorio della storia della Regione Toscana, quello adottato ieri a maggioranza in Consiglio regionale toscano, che prende il posto dei vecchi piani provinciali. Ed è il primo piano che, nel distinguere le zone «vocate» e «non vocate» agli animali selvatici, stabilisce che nelle zone coltivate non ci possano più essere ungulati che mettano in discussione il lavoro degli agricoltori. Insomma, non solo l’isola d’Elba e le zone urbane o suburbane: cinghiali, caprioli, mufloni, daini, non potranno prosperare vicino alle aree destinate alle coltivazioni.

Si tratta del punto più importante di un piano, elaborato dall’assessorato all’Agricoltura di Stefania Saccardi, poi sviluppato nelle commissioni Consiglio regionale, che conta tre tomi, di cui 300 pagine dedicate soltanto agli aspetti conoscitivi del territorio. Ma non è l’unica novità di rilievo: «Non solo stabiliamo aree non vocate, ma anche in quelle vocate agli animali selvatici stabiliamo una “densità obiettivo”, un limite nella concentrazione di questi animali alloctoni (introdotti da altre zone, come i cinghiali di grossa taglia oggi molto diffusi, qui portati nei decenni scorsi dall?Europa orientale, ndr), oltre il quale le specie autoctone, tipiche, rischiano di scomparire. È la ricerca di un equilibrio in nome della biodiversità», dice Gianni Anselmi (Pd), uno dei relatori del Piano in aula.

Si tratta di strumenti di programmazione, che poi andranno declinati sul territorio, in base alle indicazioni generali, zona per zona. Con programmi di contenimento, di abbattimento, di cattura, di delocalizzazione. Sarà quindi la norma di riferimento per tutto il territorio, visto che proprio la grande mole di lavoro fatta, ha portato a una dettagliata distinzione delle destinazioni di ogni zona della Toscana.

«Abbiamo cercato di trovare degli equilibri non sempre facili, tra agricoltura, mondo venatorio e ambientale — commenta l’assessora Saccardi — Abbiamo provato a scrivere un concetto che sembra banale, ma non lo è: l’agricoltura, soprattutto oggi, in un momento in cui vive una grandissima difficoltà, è incompatibile con la presenza degli ungulati».
Di recente, Confagricoltura e Coldiretti Toscana avevano rilanciato l’allarme sulle difficoltà dei coltivatori chiedendo l’approvazione di un testo coraggioso. E il Piano, risultato appunto di un lungo confronto con le associazioni di categoria degli agricoltori, dei cacciatori e ambientaliste, dovrà comunque essere approvato in seconda battuta, dopo l’adozione di ieri, passando attraverso un periodo di osservazione di 60 giorni. Tradotto, ad approvare in via definitiva il Piano faunistico-venatorio sarà la prossima legislatura regionale.

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