L’Act premia 92 cacciatori. Matteo Rensi: “La caccia è fondamentale per mantenere la biodiversità”

In occasione della “Premiazione dei soci benemeriti” organizzata dall’Associazione Cacciatori Trentini, il presidente Matteo Rensi ha raccontato a TrentoToday come il fenomeno della caccia si è trasformato negli ultimi cinquant’anni. L’intervista
© TrentoToday – Tutto pronto per la “Premiazione dei soci benemeriti” organizzata dall’Associazione Cacciatori Trentini questa mattina – sabato 19 luglio – alla Cantina Mezzacorona Rotari di Mezzocorona. Quest’anno sono 92 i soci dell’associazione che riceveranno un riconoscimento per aver raggiunto 50 licenze consecutive da soci presso l’Act.
“Questo è un momento significativo per diversi motivi. Innanzitutto questi cacciatori rappresentano un vissuto importante: quello di chi ha visto com’è cambiata la caccia negli ultimi cinquant’anni. Il secondo aspetto da sottolineare è che ognuno di loro ha contribuito ad un’attenta e oculata gestione sia del territorio che della fauna” ha detto il presidente dell’associazione Matteo Rensi a TrentoToday. “Adesso a loro si chiede un ulteriore sforzo: quello di tramandare la passione, la tradizione e l’etica venatoria anche alle generazioni più giovani. Anche per questo motivo, come associazione, abbiamo invitato anche i due cacciatori più giovani del Trentino: due ragazzi che il mo autunno vivranno la loro prima stagione di caccia” ha aggiunto.
La caccia: un fenomeno in continua evoluzione
Diversi sono gli elementi che hanno contribuito a modificare il fenomeno della caccia negli ultimi decenni. “Innanzitutto la tecnologia è migliorata: oggi abbiamo armi più performanti, strumenti che agevolano la cacciagione e l’osservazione degli animali selvatici. Il secondo cambiamento, ancora più impattante, è quello legato al territorio – ha spiegato il cacciatore –. In passato la popolazione viveva in zone rurali e basava la propria economia sull’agricoltura e sulla caccia. Oggi non è più così: in montagna ci vanno i turisti e assistiamo ad una maggiore urbanizzazione dei paesaggi. Questo riduce gli spazi disponibili per alcune specie animali”.
L’attenzione all’ambiente
Un’altra componente tangibile, secondo Matteo Rensi, è il cambiamento climatico. “Lo si vede osservando alcune specie animali, come ad esempio il capriolo, che in passato vivevano in fondovalle – a 800, 1000, 1200 metri di quota – e che ora si trovano anche in alta montagna, a 2000 metri” ha commentato evidenziando che il ruolo del cacciatore è quello di gestire il territorio, presidiandolo e controllandone le dinamiche in atto. “Come associazione dei cacciatori investiamo centinaia di migliaia di euro in quelli che sono i miglioramenti ambientali degli habitat di determinate specie e per la salvaguardia dell’ambiente – ha raccontato Matteo Rensi –. Si tratta di un investimento fatto da noi e di cui beneficia tutta la società trovando, ad esempio, i pascoli ordinati o i sentieri di montagna puliti”.
Come funziona la caccia in Trentino
Il presidente dell’Act ha poi esposto il modo in cui ogni anno viene gestita la caccia in Trentino ed ha evidenziato che ogni anno viene fatto un censimento per verificare la consistenza e la popolazione delle specie animali, sulla base del quale si stabiliscono le percentuali di prelievo. “Questo, finora, ha fatto sì che la fauna in Trentino passasse da poco più di 22mila esemplari negli anni 70 ad oltre 77mila esemplari oggi. Eseguiamo, quindi, un prelievo venatorio che comunque contribuisce ad un mantenimento e un accrescimento anche delle specie stesse”.
Non sarebbe, dunque, la caccia a mettere a rischio l’esistenza di determinate specie. “È proprio grazie ai cacciatori che vengono raccolti dati, fatti censimenti e, talvolta, vengono scoperte le malattie che incorrono tra specie animali: mi riferisco, ad esempio, alla rogna o alla cheratocongiuntivite nel camoscio” ha rimarcato concludendo che “la caccia è fondamentale per il mantenimento della biodiversità. Lo dimostra anche il fatto che un’istituzione come il parco nazionale dello Stelvio abbia coinvolto proprio i cacciatori, nel ruolo di “coadiuvanti” per abbassare la densità della popolazione del cervo quando questa stava diventando troppo invasiva” ha concluso.