Tre punti per una rondine, trenta punti per un gufo

Scaduta la convenzione con Lipu, la Regione distribuisce i soldi in base al grado di protezione della specie

Articolo – Gli animali selvatici feriti non sono tutti uguali. Almeno per la Regione Liguria, che ha stabilito un calcolo che si basa sul livello di protezione della specie: a ogni esemplare viene attribuito un valore, che poi si tradurrà in denaro a favore del centro di recupero che lo ha curato. Una decisione che lascia per lo meno perplessi, in un settore, quello del soccorso ai selvatici in difficoltà, che ha visto la situazione spezzina modificarsi in maniera dapprima graduale e poi repentina. Si è partiti con la promessa di un centro di recupero alla Spezia (naufragata), per proseguire con la proroga della convenzione in essere con il Cruma di Livorno, la decisione di non rinnovarla e infine l’annuncio di un Cras ad Ameglia, che però per il momento è ancora sulla carta.

Animali e disponibilità economiche, che, come avviene in molti altri settori, verranno ridotte. La convenzione annuale con Lipu, che gestisce il centro di recupero toscano, prevedeva una spesa di 6mila euro annui, mentre per il progetto di allestimento di un centro al Carpanedo, che aveva visto coinvolto anche il Comune della Spezia, ne erano stati stanziati 24mila. A fronte della richiesta del Cruma di rivedere al rialzo l’importo della convenzione Regione Liguria ha risposto lasciandola scadere e non rinnovandola, mandando così in confusione tutto il sistema di salvataggio di uccelli, ungulati e chi più ne ha più ne metta. Lipu, infatti, si è trovata costretta a rifiutare gli esemplari recuperati nella provincia spezzina. Resta l’opzione Campomorone, anche se più scomoda per i volontari. Nessuna soluzione possibile, invece, per i gabbiani visto che al momento il centro di recupero genovese non li accetta a causa di un focolaio di aviaria sul Lago di Garda. Il mondo animalista è confuso, incerto sul da farsi in caso di ritrovamenti. Ed è proprio questo il periodo dell’anno in cui è più facile trovare volatili feriti, con gabbiani e piccioni a farla da padroni.
Parallelamente al cambio di prospettiva che ha stravolto gli orizzonti del soccorso ai selvatici nella provincia spezzina, a fine 2019, la Regione ha elaborato l’allegato alle linee guida per “le attività di soccorso e recupero della fauna selvatica omeoterma ferita o in difficoltà” all’interno del quale sono contenuti i criteri per la distribuzione delle risorse economiche ai Centri di recupero.
E ora che è venuta meno la convenzione annuale con il Cruma di Livorno, che era il riferimento per la maggior parte dei selvatici recuperati nel territorio della provincia spezzina e che nel solo 2022 ha dato cure ed ospitalità a 1.000 animali provenienti dall’estremo Levante ligure, sarà questo il metodo di calcolo da applicare.

Un punto per ogni animale selvatico soccorso, 2 per ogni esemplare liberato. E sin qua niente da dire. Poi però si cambia: si passa a 10 punti per ogni esemplare soccorso appartenente a specie particolarmente protette e a 20 per ognuno di loro liberato. Quindi un piccione ferito che viene curato e liberato vale 3 punti, mentre un gufo ne vale 30. Un rapporto di uno a dieci, che varrà alla fine dell’anno, quando la Regione distribuirà le risorse sulla base delle domande di contributo che i centri dovranno presentare entro il 1° dicembre.
Il 90 per cento delle risorse sarà suddiviso sulla base dei numeri degli animali curati e rimessi in libertà, il restante 10 per cento verrà invece affidato sulla base del numero delle iniziative pubbliche di sensibilizzazione ed educazione inerenti la salvaguardia della fauna selvatica e dei programmi di informazione e divulgazione inerenti il recupero e il soccorso della fauna selvatica ferita o in difficoltà.
“Le specie particolarmente protette sono pochissime – spiega a CDS un volontario animalista – e rappresentano circa il 7 per cento del totale degli animali recuperati. La Regione dà un valore ai rapaci notturni, ai lupi, alle volpi e agli sciacalli dorati, mentre tutto il resto vale quasi zero. Così i centri saranno costretti a rifiutare gli esemplari di specie non particolarmente protette, come rondini, rondoni e piccioni, perché a causa del criterio di calcolo della Regione potrebbero non veder coperti i costi delle cure. E che dire dei gabbiani, che oggi non sono nemmeno presi in considerazione dal Cras di Campomorone a causa di un’epidemia di aviaria che non ha registrato nessun caso in Liguria?”.

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