L’ombra del bracconaggio: sequestrati 505 uccelli da richiamo

Blitz dei carabinieri forestali contro un traffico illecito. Denunciato un cacciatore cesenate di 60 anni

Articolo – Sono sei gli indagati per un vasto traffico illecito di uccelli da richiamo scoperto nella provincia di Pesaro e Urbino. Tra questi anche un cesenate di 60 anni, un forlivese e un uomo di Forlimpopoli, oltre a due marchigiani e a una persona residente in Friuli Venezia-Giulia. L’attività illecita è stata scoperta dai carabinieri forestali di diversi reparti che i giorni scorsi hanno sequestrato 505 uccelli da richiamo di provenienza illegale e hanno denunciato le sei persone coinvolte per ricettazione, furto aggravato e alterazione di sigilli di stato. Tra i vari indagati, la figura del cesenate ha avuto un ruolo determinante nella vicenda, perché il 60enne figurava tra gli ’esecutori materiali del reato’, ossia colui che andava a catturare gli esemplari di volatili.

L’ipotesi accusatoria mossa dagli inquirenti è che i volatili venivano catturati in natura durante il periodo della migrazione per poi essere ’regolarizzati’ con l’apposizione di anelli che venivano infilati forzatamente nelle zampe delle bestiole cagionando lesioni agli arti. Gli animali sarebbero stati anche catturati per mezzo di reti e con l’ausilio di richiami elettronici vietati. La normativa europea e nazionale vieta la cattura degli uccelli in natura con reti o altri strumenti non consentiti.

Il presunto traffico illecito avrebbe reso agli indagati molte migliaia di euro. Dalle indagini è infatti emerso che nel periodo della migrazione, in una nottata, i bracconieri riuscivano a catturare con reti e richiami elettronici decine di uccelli che venivano poi rivenduti ai cacciatori una volta ’legalizzati’ con gli anelli apposti in maniera fraudolenta.

I prezzi potevano arrivare a 180 euro per i merli, a 200 euro per i tordi bottacci, ed a un prezzo ancora più elevato per le cesene. Dalle intercettazioni è emerso che in una notte avrebbero catturato ben 600 esemplari. Oltre ai cacciatori, che andavano a eseguire le catture illegali durante le ore notturne, c’erano allevatori e commercianti che attestavano la falsa nascita in cattività degli animali, spesso poi acquistati da cacciatori del tutto ignari delle illegalità commesse a monte della vendita.

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