Biella, strage di cinghiali durante una battuta di caccia: scoppia la polemica

Fanno strage di cinghiali durante una battuta di caccia nel biellese e dopo immortalano i cadaveri in una foto. L’immagine postata sui social da un cacciatore sta facendo esplodere la polemica che vede in due fazioni opposte animalisti e coloro che sono favorevoli alla caccia. A sostegno delle battute di caccia anche la Regione Piemonte, che ha deciso di permettere l’attività come deroga alle restrizioni anti Covid.

Mascherina abbassata e posa trionfalistica, ma c’è addirittura chi la mascherina non la indossa affatto. Ai loro piedi, una trentina di cinghiali morti, appena uccisi nel corso di una battuta di caccia nel Biellese dopo che Regione Piemonte ha dato il via anche il deroga alle limitazioni di spostamento anti Covid. La fotografia sta facendo ora il giro del web suscitando le proteste degli animalisti. L’immagine è stata postata da un cacciatore e si riferisce a una battuta avvenuta nei giorni sorsi in alta Valessera nel nord del Biellese, in località Veglio.

Alberto Scicolone, presidente dell’associazione animalista “Legami di Cuore” ha definito la foto che ritrae i cinghiali uccisi “vergognosa”, chiedendo che le autorità risalgano all’identità dei cacciatori. Senza mascherina di protezione sanitaria, i cacciatori sono in evidente assembramento. Chiede il riconoscimento per operare tutte le sanzioni del caso. Sulla stessa lunghezza d’onda anche Alessandro Pizzi di Europa Verde, che ha definito la foto un’esibizione volgare e vergognosa.

A dire il contrario è Guido Dellarovere, presidente di Federcaccia. Per lui, infatti, queste sono battute regolari che avvengono in zone boschive lontane dai centri abitati. “Si tratta di polemiche fuori luogo – sostiene Dellarovere – e le speculazioni sono ipocrite. Soprattutto in un periodo come quello di Natale”. Per la Regione Piemonte abbattere la fauna selvatica rientra nello “stato di necessità” e per farlo è quindi possibile uscire dal proprio Comune di residenza, anche nei giorni di divieto per sparare liberamente a cinghiali, cervi, caprioli, cornacchie, gazze, volpi e minilepri. In seguito a questa decisione era scoppiata la polemica che aveva visto coinvolti in due fazioni rigorosamente opposte gli animalisti e coloro che invece sono favorevoli all’esercizio libero della caccia.

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