Borrita alle allodole una caccia affascinante…

di Emilio De Rossi

L’allodola (Alauda arvensis) è un passeraceo dal piumaggio grigio-fulvo, color  terra. È insettivoro in primavera, quando vive in coppia, mentre in autunno ed in inverno si unisce in folti stormi e diviene granivoro. causando non poche preoccupazioni ai contadini per i loro seminati. Nidifica in depressioni del terreno che riveste e circonda di erba secca. È diffusa pressoché ovunque in Italia ma lo è in forma particolarmente abbondante nelle regioni centrali e meridionali. In ottobre e novembre è di passo in gran numero di stormi ed in questi mesi viene cacciata da numerosi appassionati che la attendono con impazienza sia per l’abilità di tiro che richiede, sia per le sue carni delicate.
La caccia all’allodola si pratica principalmente in due modi, per così dire «classici». Il primo, di cui tratteremo qui, è detto «al salto» (o borrita); il secondo si basa sul richiamo dei volatili mediante mezzi meccanici quali specchietti, fischietti, ecc:, o zimbelli, cioè civette ed altri uccelli.
Si può essere un degno cacciatore e non apprezzare questa particolare caccia, come si può essere un raffinato buongustaio senza per questo amare l’allodola ripiena e allo spiedo. Ma per taluni la caccia all’allodola rappresenta una vera passione che fa loro trascurare anche la selvaggina più nobile; per altri un mazzetto di questi uccelli costituisce la portata più ambita di un pranzo o di una cena.
Certo è che il tiro all’allodola al salto seleziona i migliori tiratori, quelli cioè dotati di riflessi rapidi, di maneggio disinvolto del fucile e di stoccata facile.

Per il cacciatore di allodole al salto, il numero di allodole abbattute, più che un assieme di prede, rappresenta un ammontare di punti conseguiti in una gara continua con se stesso e con tutti gli altri cacciatori di comune passione. Un mazzo di decine di allodole cacciate al salto valgono la patente di «Tiratore» più di qualsiasi chiacchiera o tiro occasionalmente eccezionale. Il cacciatore cammina con passo regolare attraversando i terreni preferiti dalle allodole: prati falciati, terreni arati o incolti e stoppie, tutte superfici aperte e solatie, con pochi alberi, dove le allodole amano becchettare e sopra le quali giocare col sole verso cui volano quasi in verticale sempre più in alto, fischiando senza posa e battendo freneticamente le larghe ali. L’ambiente dell’allodola infonde una particolare sensazione di libertà e di paradossale “calma eccitante”, che il cacciatore solitario gode interamente con una certa dose di dinamicità. Si, perché un po’ di “aggressività” per questa caccia è necessaria: la “borrita” non è certamente per i placidi bensì per i cacciatori di personalità vivace.

La caccia al salto si pratica con profitto nelle tarde mattinate e nelle ore più calde del pomeriggio. Si deve procedere possibilmente contro sole e. come già detto, con camminata regolare, né lenta né troppo veloce, cercando di sorprendere le allodole approfittando, per questo scopo, anche dei rilievi e delle irregolarità del terreno. Occorre dunque una particolare concentrazione visiva più che uditiva. Il fischio delle allodole che pascolano a terra indica la direzione da scegliere, ma l’attenzione dell’occhio deve essere massima e su un arco angolare più ampio possibile, per cogliere il rapido saettare della piccola ombra grigia che parte a zig-zag davanti o di fianco, quasi sempre accompagnata da un breve trillo. La fucilata va lanciata immediatamente allo stacco o dopo poco meno di un secondo, quando le allodole si impennano o raddrizzano il volo: è infatti difficile colpirle immediatamente dopo l’involo per la loro imprevedibile traiettoria iniziale. Il piombo più efficace è il 10 di prima canna ed il 9 di seconda, quando in periodo di passo si alzano a breve distanza, e del 9 in prima e dell’8 in seconda, quando le allodole già smaliziate si alzano più lunghe. Il fucile deve venire bene alla spalla, altrimenti le fucilate saranno spesso ritardate o imprecise. Una strozzatura di 10/10 della seconda canna è raccomandata per poter tirare lungo con il colpo di recupero.
Quando l’allodola è abbattuta, essendo il suo piumaggio particolarmente mimetico col terreno, è necessario non abbandonare nemmeno per un battito di ciglio il punto di caduta, altrimenti sarà abbastanza improbabile ritrovarla: sarebbe un vero peccato soprattutto per il fatto di avere ucciso inutilmente.
Il cacciatore specialista di allodole al salto, usa gli appositi fischietti di richiamo, quando non le sole labbra per far loro tenere terra il più possibile e poter arrivare così a distanza di tiro utile prima che si involino. Come per il suo collega che caccia dal capanno, l’uso del fischio di richiamo richiede grande abilità per emettere gorgheggi e trilli credibili. Se non lo sono, invece di costituire un valido richiamo, saranno percepiti quali segnali di allarme che metteranno in fuga gli stormi in arrivo e faranno alzare anzitempo le allodole da terra.
Una caccia semplice ma affascinante, oggi meno praticata che in passato ma pur sempre viva nella memoria e nel cuore di ogni vero appassionato di migratoria.