Colombaccio (Columba palumbus)

Il Colombaccio (Columba palumbus, Linnaeus 1758) è il più grande piccione presente in Europa. Animale gregario e dallo spiccato senso della territorialità, egli ha conosciuto con il progressivo estendersi delle colture agricole una diffusione sempre maggiore, colonizzando ampie regioni dell’Asia e del Nord Africa di altitudine inferiore ai 1˙000 metri. Questo uccello è fra le più grandi calamità in agricoltura in quanto responsabile di estesi attacchi agli arboreti da frutto ed ai campi coltivati, che visita periodicamente in vasti stormi procurando gravi danni a frutti, semine e germogli. In molti paesi del Nord Europa (soprattutto il Regno Unito[1]) il Colombaccio ha stabilito numerose colonie nei principali centri urbani, nidificando presso le strutture architettoniche umane e causando notevoli disagi alla popolazione. Fortunatamente in Italia la sua diffusione, ostacolata peraltro dall’attività venatoria, è limitata soprattutto alle zone rurali, anche se può essere sovente individuato in giardini e parchi pubblici cittadini. Animale schivo e riservato, in natura il Colombaccio ha una vita media di circa 3 anni.

Caratteristiche

colombaccio1Carosello Colombaccio (Columba palumbus)

Il Colombaccio è un grosso volatile di aspetto simile a quello del Piccione domestico ma di dimensioni e peso notevolmente maggiori (la sua lunghezza è di circa 41-45 cm, per un peso che può arrivare ai 700 grammi). Ha corpo solido ed arrotondato, capo piccolo, zampe e becco corti. Il piumaggio è grigio bluastro uniforme, con parte inferiore del corpo grigio chiaro, scudo alare marrone-antracite e testa grigio-azzurra. Le penne remiganti primarie delle ali sono color carbone con vessillo bianco e separate dalle secondarie, maggiormente tendenti al marrone scuro, da una fascia bianca. Le penne timoniere sono invece grigio ardesia con estremità marrone scuro. Le zampe sono rosso-rosato mentre il colore del becco varia dall’arancione brillante al giallo intenso. Lungo il collo sono localizzate piume iridescenti dai colori vivaci, con macchie simmetriche di color turchese, verde smeraldo, rosa e bianco (queste ultime si sviluppano a partire dal quarto mese e sono una delle caratteristiche peculiari della specie, permettendo di distinguere facilmente il Colombaccio dai piccioni comuni, che ne sono sprovvisti). Il petto presenta un’ampia sfumatura dal rosa cupo, al marroncino-vinaccia, al grigio chiaro del ventre. Non è presente dimorfismo sessuale pur presentando il maschio una colorazione del petto generalmente più accesa della femmina.
Le capacità visive di questo uccello sono molto sviluppate: gli occhi, posti ai lati della testa, hanno iride giallognolo-verdastro (grigio-azzurro negli esemplari giovanili) ed assicurano all’animale un raggio visivo di circa 270°. È inoltre molto sensibile ai suoni acuti. Anche l’olfatto è importante in questa specie e viene utilizzato, al pari del Colombo torraiolo e del Colombo domestico, per l’orientamento durante gli spostamenti, permettendo all’animale di ritrovare la strada verso la piccionaia di partenza.
Il Colombaccio è un abile ed elegante volatore: le grandi ali e la robusta muscolatura garantiscono a questo uccello un eccellente controllo delle traiettorie di volo, permettendogli di eseguire repentini cambi di direzione che impiega sia per sfuggire ai predatori che durante i voli di corteggiamento nuziale.
Infine, questo grosso uccello è un migratore parziale che compie, all’arrivo dell’autunno (soprattutto nel mese di ottobre ma talvolta già sul finire dell’estate), brevi spostamenti dalle regioni fredde a quelle meridionali più calde, dove sverna. Le colonie native dei paesi temperati (Europa centro-meridionale) sono, al contrario, pressoché stanziali. La velocità in migrazione si aggira intorno ai 50-60 chilometri orari.

Riproduzione

Il Colombaccio si riproduce durante tutto l’anno, ad esclusione dei mesi più freddi, con variazioni dipendenti dalla latitudine e dalle temperature. La femmina costruisce un semplice nido di bastoncini e rametti perlopiù sugli alberi di boschi, parchi e giardini, ad altezze comprese tra i 3 ed i 15 metri e preferibilmente nei pressi di strade e corsi d’acqua, talvolta riutilizzando vecchi nidi fabbricati negli anni precedenti. Depone generalmente 2 uova bianche e lisce (del tutto analoghe a quelle del Piccione domestico) che cova per 17-19 giorni, alternandosi con il maschio. Una volta schiuse, i neonati (del peso di circa 16 g) sono nutriti dai genitori con il “latte di piccione”, una sostanza lattiginosa ricca di proteine e grassi che si forma nel gozzo: aumenteranno progressivamente di peso (300 g circa dopo soli 15 giorni) per poi prendere il volo dopo circa 3-4 settimane. Se disturbati e costretti a lasciare anticipatamente il nido, i piccoli sono tuttavia in grado di sopravvivere già dopo soli 20 giorni dalla schiusa delle uova. Una volta abbandonato il nido, i giovani colombi continueranno a stazionare nei pressi del luogo di nascita per alcuni giorni. Ciascuna femmina è in grado di portare a termine circa 2 covate ogni anno.
Durante la stagione riproduttiva, il maschio di Colombaccio si lancia in spettacolari voli acrobatici durante i quali cambia più volte direzione, emettendo un verso caratteristico e sbattendo violentemente le ali, richiamando le femmine ed impaurendo i possibili rivali. Una volta formatasi, la coppia rimarrà assieme fino al termine dell’estate, contribuendo entrambi i genitori all’allevamento dei piccoli e la ricerca di cibo. I due partner si separeranno quindi in corrispondenza delle migrazioni autunnali.

Alimentazione

In origine il Colombaccio era un uccello boschivo (da cui deriva il suo nome anglosassone Wood Pigeon, “Piccione del bosco”) e completava il suo intero ciclo vitale all’interno delle selve. In autunno e in inverno si nutriva delle ghiande di numerosi arbusti (ad esempio roverella, rovere, farnia, leccio, quercia, cerro, faggio e castagno) mentre, durante i mesi più caldi, di gemme, germogli e cereali.
Negli ultimi anni, tuttavia, i graduali processi di urbanizzazione, la progressiva diffusione delle colture e la conseguente deforestazione hanno causato notevoli mutazioni dell’habitat tradizionale di questo uccello, avvicinandolo progressivamente alle aree rurali. Il Colombaccio ha saputo adattarsi rapidamente alla nuova e diversa disponibilità alimentare, integrando la sua dieta abituale con semi, frutta ed altri prodotti vegetali delle coltivazioni umane (ad esempio grano, orzo, granturco, soia, uva ed olive). I campi sono perciò sempre più soggetti all’attacco di grandi stormi di questi volatili, particolarmente nel periodo delle semine e dei raccolti. Come accade in molte altre specie appartenenti all’ordine dei columbiformi, il Colombaccio ingerisce sovente anche piccole pietruzze le quali, conservate nel gozzo, sono utilizzate per triturare gli alimenti più duri come ghiande e cariossidi.

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